Chi era Eugenia Martinet
Nota poetessa valdostana (1896-1983) che scrisse le sue poetiche prevalentemente in patois con il quale trova la sua collocazione stilistica sperimentando un linguaggio più complesso e ritmi diversi e la condurrà alla fine all'uso esclusivo, ottenendo i riconoscimenti maggiori.
Figlia di Cesare Martinet e Angela Fournier, Eugenia (Ninì) nacque da una delle più note e antiche famiglie aostane. Il nonno Jules Martinet era stato sindaco, lo zio Jean-Laurent deputato, il padre avvocato e socialista dalle origini. La sua fu una famiglia dotata di grande sentimento di appartenenza alla propria terra e d'impegno sociale e politico.
Il fratello Carlo, ingegnere, dovette emigrare in Francia perché aveva rifiutato il giuramento fascista; la sorella Lea si batté in prima fila per gli ideali comunisti; un'altra sorella, Dora, sposò lo scrittore Sergio Solmi; la sorella Alda, infine, fu la prima donna procuratore della Valle d'Aosta. Anche Ninì fece scalpore il 1 maggio 1920, quando tenne un discorso pubblico per la festa dei lavoratori; il suo intervento fu ricordato come un «discorso bolscevico tenuto da una demoiselle».
La perdita di un amico, Dante Malagutti, sostituto collaboratore del padre, che cadde sul Carso il 24 maggio 1917, ferì profondamente la sua sensibilità di Ninì, allora ventenne. Ma altre guerre sarebbero giunte per lei.
Nel 1920 sposò Luigi Dolchi, un universitario di Milano, già capitano del battaglione Aosta nella grande guerra.
Nel 1921 nacque il loro unico figlio, Giulio. Si trasferiscono a Milano, dove Luigi lavorò alla Montecatini, mentre Ninì insegnò alle scuole medie superiori.
A Milano Eugenia approfondì la propria formazione intellettuale e politica. All'università di Torino aveva conosciuto Antonio Gramsci; a Milano si avvicinò all'ambente dell'avanguardia antifascista di Riccardo Bauer.
Nel 1924 arrivò a Milano anche la sorella Dora. Ninì incominciò a frequentare casa Solmi, dove conobbe Umberto Saba, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Elio Vittorini, Lalla Romano e, nel dopoguerra, Ferruccio Parri, Nilde Iotti e Palmiro Togliatti.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Luigi fu richiamato alle armi (1939), prima sul fronte occidentale, poi in Grecia e in Sicilia, infine conobbe il lager tedesco. Sarebbe tornato a casa nel 1946.
Il figlio di Ninì e Luigi, Giulio Dolchi militò nelle file partigiane col nome di Dudo.
In quei tremendi anni di solitudine e dolore Ninì si rifugiò a Bibian, nella casa paterna.
Finita la guerra, i Dolchi si ricongiunsero e tornano a Milano. Furono anni molto intensi e appassionati per Ninì che frequentò l'ambiente del "Politecnico" di Vittorini e della "Rassegna d'Italia" di Francesco Flora.
Alla morte del marito nel 1968, tornò alla sua Bibian dove trascorse gli ultimi anni, colmi di attività culturale e di amicizia con tanti amici che si avvicinarono alla sua Valle d'Aosta ed al suo "patois".
Eugenia Martinet morì a Bibian, sulla collina di Aosta, il 23 gennaio 1983.
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